Le opere di Matteo Magi, giovane artista pesarese, sono il risultato di attenta ricerca e approfondito studio della storia dell’arte associati ad una sapiente padronanza dell’utilizzo dei materiali. I suoi lavori sono enunciati forti, plastici, rigorosi e allo stesso tempo dotati di spessore concettuale e di una stratificazione semantica che li rende aperti e disponibili alla lettura. Proseguendo un discorso avviato da Fontana, Castellani e Bonalumi, i suoi cementi su tela estroflessa attingono dai territori dell’informale gestuale, liberano infatti l’espressività dell’artista dai suoi vincoli, traducendola in pura creatività. Contestualmente emerge una riflessione sulla spazialità dell’opera d’arte, che diventa tridimensionale, al limite tra pittura propriamente intesa e la dimensione scultorea; riflessione che finisce in questo modo ad indagare la natura stessa dell’opera d’arte. Non ci sono orpelli, l’impatto visivo delle opere di Magi è proprio nello scarnificare le strutture e i cromatismi, fino all’assoluto del monocromo e del materiale “grezzo” del cemento.
Dott.ssa Diana Cardaci [Critico d'arte]
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